venerdì 5 giugno 2015

"SAGOME FLUTTUANTI NELLE OPERE DI ANDREA MATTIELLO"

Intervista (integrale) a cura di Dores Sacquegna su DISCOVER ARTS


-Con quale etichetta cataloghi la tua opera ?
Nel momento in cui cerchiamo di definire qualcosa, chiudendolo in uno spazio limitante, impediamo alla stessa di poter essere altro, di vivere delle infinite sfumature e possibilità di quello che può essere. Mi trovo sempre in difficoltà difronte a domande come questa... Trovare un'etichetta per la mia opera significherebbe relegarla in uno schema, privarla di una parte di ciò che è. Credo che la giusta definizione di un'opera d'arte sia la somma delle definizioni che le persone che ne fruiscono riescono a darsi nella totale libertà delle loro contraddizioni.


-Penso al ricamo, alla pittura e l'utilizzo di immagini prelevate dai mass-media…Quanta importanza dai alla manualità e quanta all'idea che si cela dietro all'atto del dipingere?
Sono una persona che crea immagini in modo molto tradizionale, utilizzo colori e pennelli, ricamo con ago e filo, creo collages utilizzando immagini che rielaboro secondo la mia visione e necessità.
L'idea è la parte fondamentale del mio lavoro... inizio un'opera soltanto quando ho un'idea ben strutturata e valida nella testa o quando ho un titolo che mi convince intorno a cui poter costruire un'immagine, senza priorità. Non mi pongo limiti riguardo la provenienza dell'ispirazione, tutto può diventare spunto per essere tradotto in quadro, un'immagine, un'esperienza, una conversazione, una lettura, il testo di una canzone...
Solamente dopo che l'immagine dell'opera è ben visualizzata nella testa la trasporto su tela o carta.
Raramente preparo bozzetti, disegno direttamente sulla tela lasciando visibili i vari ripensamenti con la grafite per poi passare al colore, anche questo in linea generale già pensato, ma sempre aperto alla possibilità che l'idea iniziale di colorazione possa essere completamente ribaltata.
Indubbiamente nei miei lavori prevale la cerebralità sulla manualità e la tecnica... chiunque potrebbe colorare una delle mie tele!


-Guardando le tue opere si nota l'associazione disparata di immagini provenienti da contesti differenti per quanto sempre appartenenti alla cultura di massa. Non casuale risulta la narrativa,  il riferimento alla Pop Art americana, la presenza continua di cuori…
La mia pittura è fatta di pochi elementi facilmente riconoscibili che sapientemente miscelati fra loro creano dinamiche e narrazioni più o meno esplicite di volta in volta diverse. Per la scelta dei soggetti attingo ad immagini che possano trasformarsi in simboli, “icone” universalmente fruibili caricate di significati profondi, indipendentemente dal fatto che esse siano elementi tratti dal banale quotidiano o provenienti dal bagaglio culturale acquisito.
Sta poi ad ognuno indagare ed addentrarsi con la propria sensibilità oltre la superficie perchè i miei lavori non sono mai palesemente espliciti, si affidano ad immagini “di massa”, “carine”, per parlare di sentimenti, interiorità, situazioni personali e quindi universali.
Molto spesso la riconoscibilità del soggetto è solo un pretesto per raccontare altro. Sono immagini ferme, semplici, silenziose e calibrate, a volte altere e fredde, che contengono calore, emozioni , grida , parole non raccontate.
Mi chiedevi della presenza continua di cuori... in effetti il cuore rosso è un elemento che uso frequentemente, credo che sia un simbolo dal forte impatto visivo ed emotivo... i cuori attraggono e predispongono all'apertura positiva verso l'altro... e, in questo momento, sento il bisogno dei cuori , e credo ci sia bisogno di “cuore”.


-Credi che abbia ancora senso, nei giorni confusi che viviamo, chiedere all'opera d'arte un significato?
Credo che un'opera per essere definita “opera d'arte” debba comunicare universalmente e non c'è comunicazione se non si ha niente da dire, quindi, sì, mi auspico che un'opera d'arte abbia un significato da offrire indipendentemente dal fatto che esso venga accettato o meno da chi fruisce della stessa.
In una società in cui tutto è mutevole e si trasforma in tempi velocissimi l'opera d'arte deve essere quel punto fermo che rimane sempre attuale all'interno del processo di cambiamento, quell'elemento di cultura da cui poter costantemente attingere e fare riferimento, al di là del tempo e delle mode.


-Quali sono i tuoi riferimenti nel contemporaneo e nel passato?
Sono sempre stato affascinato dalla statuaria greca per la continua ricerca di perfezione, proporzione estetica e per quel senso di silente eternità che riesce a trasmettere e credo che si possa ritrovare qualcosa di questo nel mio lavoro. Ammirazione per la grande stagione della “natura morta” , in particolare per le composizioni floreali fiamminghe, di cui apprezzo la ricerca del dettaglio, la volontà di creare l'illusione della realtà e la tecnica sopraffina di esecuzione.

In tempi a noi più vicini mi sento molto coinvolto dall'Espressionismo Astratto americano, l'Informale e dalle figure di Burri e Fontana. Indubbiamente grande influenza sul mio modo di vedere e operare l'ha avuta la Pop Art americana e in particolare l'artista Keith Haring. Per quanto riguarda l'Italia adoro Mario Schifano.






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